Negli istanti finali del fenomeno pre-elettorale i contenuti di una determinata lista tendono a scivolare bruscamente nella retorica più identitaria ed emotivizzata. Non è il caso italiano, oramai da anni nutrito a forza di boutades berlusconiane, grillismo d’avanspettacolo e volgarità a perdersi. Per non evidenziare l’aggressiva ossessione per certune parole-simbolo.
Nel bel paese non si perde tempo in chiacchere sui programmi politici, si preferisce fin da subito delegittimare l’avversario: insultandolo, denigrandolo, disumanizzandolo. Quale miglior modo di creare identità?
Alessandra Kersenav, come molti altri storici, si preoccupa più che di ricostruire, di far ricordare. Far ricordare, ai sedicenti italiani che si riconoscono nell’ epiteto “brava gente”, i massacri perpetrati in nome dell’allegra penisola.
Presentandola ed allontanandola i fascismi locali mostrano l’incredibile capacità di risemantizzare le categorie “revisionismo” e “negazionismo”, un tempo attribuite ai crimini identitari, oggi sempre più spostate (da parte del potere) su chi utilizza metodi scientifici per demitologizzare le note pratiche nocive.
In questo modo l’argomento foibe, per l’ennesima volta, rientrerà nel dibattito politico italiano ristabilizzando il gioco di potere argomentativo con maggior peso sull’asse di destra.