La droite identitaire française ha cercato di compensare il gap di pratiche e stilemi con la promozione di un nuovo tipo di «ballo»: la cinghiamattanza, nell’originale francese ceinturemassacre. «Atto d’amore» compiuto durante i concerti di musica oi! e nazi-punk nei centri sociali di destra (o nefandamente promosso fra i ragazzini nelle strade e nelle scuole) definito «danza macabra che si fa tra i camerati». È una chiara ripresa del più conosciuto pogo nato dall’esperienza della musica punk anni ’70. Nello spirito originale consiste nel prendersi a spintonate in una disarmonica, quanto caotica, danza catartica (il «pogo») al di fuori di qualsiasi primordo di danza. La cinghiamattanza prevede invece una semplice ed apparente degenerazione: i soggetti, a tempo di musica, si prendono a cinghiate (di cuoio) provocandosi spesso ferite di notevole entità. L’espediente fa parte di una strategia piuttosto meschina per forgiare una giovanissima generazione, non avvezza al diretto squadrismo, nella pratica di futuri blitz su obbiettivi sensibili. Una violenza irrazionalmente legata al vecchio mito del carattere e dell’addestramento, dimostrazione di ordine etico, che non riceve il suo valore finale se non dalla pubblicità che ne vien fatta. È il mito dell’uomo sano, vera lotta in un meccanismo di darwinismo sociale in cui scontrarsi e ferire significa riappropriarsi del proprio essere.