Movimento Zero, così come altrettanti micro-movimenti della penisola, sfugge alla polarizzazione destra-sinistra forte di un contesto socio-politico che ha già pensato da sé ad eliminare la questione: da qui simbolico ed iniziative difficili da codificare.
Partendo dal simbolo: dalla falce e martello con daga e aquila prussiana in Italia si è passati, almeno per MZ, ad una freccia che chiude un cerchio. Un’apparente segno numerico riferito alla possibile tabula rasa dell’anno zero d’inizio millennio, ma il cui effettivo riferimento va invece cercato nel cerchio uroborico: il serpente che si mangia la coda, l’amata immagine del ciclico mitico, dell’Eterno Ritorno, di una temporalità pronta a ritornare sull’identico.
È così che anche i comunitaristi simulano il movimento del linguaggio mitologico, senza però coglierlo veramente appieno.
Ma sui nuovi comunitaristi di Massimo Fini avremo modo di tornare in sordina, senza troppa pubblicità al noto giornalista, per rilevare il nocciolo di mediocre rinnovamento di una destra identitaria che non ha mai voluto definirsi fascista.