Razzismo biforcuto

Traduciamo da Le Monde del 26 settembre 2012 un articolo riguardante le più odiose fra le armi politiche in mano al fascismo: i detournement linguistici. Non per il fine in sè, non per il contenuto poco fantasioso e sempre viscido e autoritario, quanto per l’efficacia di una tale idiota formula. Se infatti tali beceri espedienti si diffondono sempre più, dovremmo iniziare ad interrogarci sulla nostra incapacità di comunicare più che sulla loro presunta attuale superiorità strategica. Non c’è nulla di nuovo nel razzismo che si finge antirazzista in virtù di una paranoica visione suprematista. La paranoia della contaminazione non rende felici questi figuri, sempre più ossessionati da distopie e apocalissi di satanica memoria e sempre più bravi a diffonderle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come l’estrema destra ha fatto del “razzismo anti-bianco” un’arma politica

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel suo Manifesto per una destra decomplessata, Jean-François Copé intende “rompere il tabù del razzismo anti-bianco”, con particolare riguardo per quello espresso nelle banlieu.

Fino ad oggi, l’utilizzazione politica del concetto di “razzismo anti-bianco” è stato appannaggio quasi esclusivo dell’estrema destra.

Così, senza che questo sia il cuore del suo programma, FN ne ha fatto uno dei suoi temi.

Discreditare gli anti-razzisti

Marine Le Pen utilizza spesso il concetto di “razzismo anti-bianco” per discreditare la lotta delle associazioni antirazziste, a partire da SOS Racisme, al quale rimprovera di non aver mai preso provvedimenti rispetto al fenomeno. Nel mese di maggio la presidente di FN dichiarava ancora a proposito di Christiane Taubira e del governo socialista: “[Mme Taubira] è totalmente incapace di prendere posizione contro il razzismo anti-bianco. Il PS è totalmente incapace di lottare contro il razzismo anti-bianco  semplicemente perchè lo nega. Allo stesso modo ritengo che il UMP non sia stato capace di lottare contro il razzismo anti-francese e il razzismo anti-bianco che semina terrore nelle banlieu.”

Nel suo programma presidenziale per il 2012, Marine Le Pen auspica che solo il razzismo anti-francese (e non il razzismo anti-bianco), porti ad una “circostanza aggravante” allorchè motivi “crimini e delitti”.

Nel 2003 suo padre, Jean-Marie Le Pen, aveva stimato a RMC che ci fosse “un razzismo importante del quale non si parla, quello del razzismo anti-bianco di cui sono vittime i Francesi autoctoni

“Razzismo anti-bianco” legato a “Francesi autoctoni”: si tratta dello stesso che, all’epoca presidente di FN, scelse, in quel momento, dal vocabolario di una famiglia precisa dell’estrema destra la corrente identitaria.

L’influenza della corrente identitaria

Dal 2003, in effetti, i Jeneusses identitaires fanno della denuncia contro il “razzismo anti-bianco” uno dei loro temi principali. Si tratta, certamente, come fece FN, di demonizzare le associazioni antirazziste. A ciò si aggiunge però una dimensione meno tattica e più ideologica. Molto influenzati dalla Nouvelle Droite anni ’80 e dagli scritti su di una presunta “guerra razziale” di un Guillaime Faye o di un Jean-Yves Le Gallou, gli identitari credono che “gli europei bianchi” siano minacciati, attraverso “una invasione immigrante”, da un movimento di sostituzione delle popolazioni sul Vecchio contiente. In virtù di questo essi diverrebbero “i nuovi colonizzati”, e quindi la minoranza oppressa da difendere.

“Eufemizzazione sintattica”

Il “razzismo anti-bianco” permette agli Identitari di intraprendere un discorso razzista [suprematista] bianco non esplicito e, solo suggerito, non perseguibile. “Utilizzano una strategia di eufemizzazione sintattica al fine di legittimare delle concezioni fino a quel momento considerate come estremiste” spiegano Stéphan François e Yannick Cahuzac, rispettivamente politologo e sociologo specializzati sull’estrema destra. “Si tratta, in nome della resistenza al razzismo anti-bianco d’intraprendere una lotta per la difesa dell’identità bianca” spiega ancora Stéphane Françcois. Si tratta infine di dimostrare che tutte le società multiculturali sono destinate al fallimento.

Gli Identitari faranno anche, a più riprese, delle campagne nazionali su questo tema. E si feliciteranno pubblicamente de “l’appello contro i ratti anti-Bianchi” lanciato nel marzo 2005 da personalità come Alain Finkielkraut, Bernard Kouchner o Jacques Julliard, in seguito alle violenze commesse durante le manifestazioni studentesche. E’ ancora in nome della denuncia del “razzismo anti-bianco” che gli Identitari promuoveranno delle azioni contro il gruppo rap Sniper. La Agrif, o l’Alleanza generale contro il razzismo e per il rispetto dell’identità francese e cristiana, diretta da Bernard Antony si associerà per un curioso collegamento storico. La Agrif aveva in effetti già tentato di diffondere la nozione, ma con meno successo del Bloc identitaire.

Giovedì, il presidente di Bloc identitaire, Fabrice Robert, ha gioito su Twitter a proposito dell’ultima uscita del segretario del UMP: “Copé denuncia l’esistenza di un razzismo anti-bianco. La strategia d’influenza degli Identitari porta i suoi frutti”.