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Fascio

Nello scontare i caratteri più antichi del fascio littorio dei pretori (presente anche in alcune rappresentazioni medioevali della Giustizia in vece della più nota icona della spada) dall’etimologia del termine «fascio» prende forma il suo –ismo. Solo a regime consolidato il riferimento culturale è saldamente piegato sull’idea di forza e d’unità plebea che esprimeva il fascio di verghe dell’antica Roma.

La parola-simbolo è però inizialmente credito di quei gruppi politici radicali e social-rivoluzionari particolarmente attivi in Italia dal 1870. Nessuna declinazione particolare da parte dei primi fascisti: vuole essere riferita proprio ad una continuità con questi movimenti contadini e operai come il «Fascio della democrazia» di Andrea Costa, Giovanni Bovio e Felice Cavallotti nato nell’agosto 1883 per coordinare l’opposizione socialista-rivoluzionaria. L’apice di queste rivendicazioni contadine avvenne in Sicilia e culminò in sommosse ed azioni sovversive tra il 1894 e il 1895.

Ancora il «Fascio operaio», giornale  del socialista Erminio Pescatori (con cui collaborava Costa), indicava un richiamo simbolico di Unità popolare. Tutt’oggi sui passaporti francesi possiamo percepirne un significato in linea con il valore emancipatorio dei moti sociali di unità popolare di quegli anni, valori antitetici all’immaginifico del movimento fascista.