E vennero a invocare il nemico

Spostati, dissociati, caricature umane. Fenomeni marginali, decadenze post-terzoposizioniste, inumani dell’epoca post-ideologica. In questo modo verranno liquidate dall’intellighenzia nostrana le  decine di persone che hanno manifestato a Milano: figlie di una crisi che morde, analfabeti (in senso politico) alla ricerca di qualche risposta, di un qualsiasi capro a cui attribuire anzitutto responsabilità.

Ma rimane intanto il dato politico, il segno evidente di un mutamento di tendenza, di una nuova frontiera del discorso politico: sempre più tirato fra consumismo e nuove religioni.

Il popolo delle scimmie torna nella versione forse più brutale, quella che, contemporaneamente, si mimetizza in tutto: dalle lotte sociali, alle mobilitazioni dell’ecologia sociale financo alla lotta per la legalità, la democrazia, la voglia di libertà.

La resistenza si trasforma in lotta contro le usurucrazie e il signoraggio, la denuncia delle scie chimiche e la minzione anti-vaccino, l’uso di un vocabolario esoterico contro le mafie-massoniche, la voglia di una libertà occlocratica e buonsensista.

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Chi è il Nemico?

Chi sarà il nuovo capro espiatorio?

Non ci è dato a sapere. A questa realtà, epifenomeno di un nuovo fascismo, basta la crisi e il demiurgo che l’ha creata. La nuova Identità che andrà a formare sarà di nuovo il frutto di questo continuo riposizionamento del Nemico. Più è (ai loro occhi) viscido, scaltro e semovente, più loro saranno puri, corretti e fermi nel loro revanscismo mortificante.