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MoVimento sociale

Brutta bestia il qualunquismo. Quello della destra profonda. Quello del primo fascismo. Quello di Guglielmo Giannini.

Quello di Beppe Grillo.

I fasci-sti, all’inizio, avevano mille colori e mille nomi. Ci furono perfino i “fasci liberali”, i “fasci sindacali rivoluzionari”, i “fasci anarchici” e via così. Senza respiro bisognava agire! perchè il parlamentarismo corrotto, i pescicani, i disfattisti remavano contro la Nazione e lo Stato.

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E allora tutto si riduce ad un problema di guida. E l’unico nemico sta sempre troppo in alto per poterlo vedere negli occhi (o sta così in basso da doverlo massacrare a stivalate).

E allora basta con la destra e la sinistra che non ci permettono di raggiungere un semplice senso di comunione nazionale, edibile, popolare, pop.

Ma soprattutto bastano “4 regole su cui accordarsi”, il resto non è una competenza, solo un ostacolo.

 

ndr: immagine di fabiomagnasciutti

100% animalari

Riprendiamo una nota leggera per ricordare l’invadente presenza dell’ecofascismo in campo animalista. Il nostro compito riguarda difatti anche la capacità di archiviare, rendere coerente un percorso genealogico e di sintesi della zona bruna.

100% animalisti è un’organizzazione ispirata all’ecofascismo (legato a Paolo Mocavero), nata nel 2003, tra i più efficaci esperimenti parafascisti: ricuce infatti, sotto lo slogan qualunquista dell’antipolitica, razzisti nazifascisti e cittadini comuni legati alla filosofia antispecista.

La simbolica si adatta bene al percorso padovano (ove si ramifica il movimento) scivolando fra l’immaginario piratesco dei centri sociali del nord-est e il colore nero prelevato, dai fascisti più in generale, all’anarchismo.

Traditi solo dal concetto di Unica Cultura (volontà egemonizzante rivolta agli altri gruppi animalisti più che all’opinione pubblica) si promettono dunque come “apolitici” e difensori delle “minoranze” secondo una prospettiva, di hitleriana memoria, secondo cui il concetto di Natura assume quel carico di sacralità proprio di una religione fanatica più che di un movimento di liberazione.

Per queste persone la liberazione animale va intesa come esperienza totale distaccata da qualsivoglia metodo di liberazione. Si tratta di una fede, un’incapacità di connettere la propria azione al ragionamento sulle conseguenze e i legami con altre sfere della vita (lotte sociali, lavoro, forme di consumo ecc. ecc.). Queste ultime appartengono al singolo, dicono loro. Scelte individuali che non devono attraversare il percorso comune che li unisce. Il totem animale sembra quindi l’unica immagine su cui concentrarsi.

Una linea su Catena Umana Attorno Al parlamento Italiano

Torniamo brevemente sul progetto Catena Umana Attorno Al Parlamento Italiano per due motivi: si tratta di un fenomeno emblematico e dai risvolti quantomeno ambigui.

Non siamo più scettici sulla natura di questo movimento 2.0. Appoggiato prima dai Forconi di Morsello e Ferro, in seguito difeso dalla redazione di Lo Sai (che chiede di “nominare anche il problema della sovranità monetaria perchè se cambia la casta ma l’emissione resta a debito, la situazione rimane invariata”) e composto da figuri legati ad una cultura nazicomplottara, risulta chiaramente affiliato ai camerati di Forza Nuova. Paradigmatico quindi dal momento in cui rivela il potenziale dell’ultradestra in rete.

Resta l’enigmatico motivo che ha spinto un partito con così poche forze (fisiche ed intellettuali) ad organizzare questa pseudo-protesta in contemporanea altre 11 manifestazioni in tutta Italia. Forza Nuova sperava veramente in una nostrana Madrid indignata su cui far germinare contenuti populisti e nazionalisti? O forse si trattava di una strategia ben più meschina?

Una volta lanciata attraverso il social più famoso una manifestazione chiaramente fallimentare (sul modello neoanarchico diffuso in mezza europa) si potrebbe ottenere, con l’opportuno ausilio della stampa mainstream, un reazione di sfiducia nei futuri possibili aggregati di contestazione. Troppo dietrologico? Allora lasciamo decantare la questione e, per il momento, accontentiamoci di osservare un piccolo gruppo di persone nei pressi del parlamento italiano con in testa lo slogan “Nè destra nè sinistra” e molte bandierine italiane. La sconfortante immagine non può che far rimbalzare la memoria sugli appelli al “Giovani Comunisti Uniamoci” e alla “Ricostruzione Nazionale” di questi giorni.